Anno/Year
258 pagine/pages
35 illustrazioni/illustrations.
16x23 cm.
ISBN 978-88-3384-051-2
€24.00
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Eva Francioli
Tra arte e utopia
Le riviste costruttiviste «Vešč’/Objet/Gegenstand» e «7 Arts» nell’Europa degli anni Venti
Sconfinamenti
Saggi di Storia dell'arte
Direttore della collana:
Alessandro Nigro (Università di Firenze)
Comitato scientifico
Joana Brites (Universidade de Coimbra)
Marcello Ciccuto (Università di Pisa)
Fabrizio Desideri (Università di Firenze)
Fabrice Flahutez (Université Lyon-Saint-Étienne)
Rossella Froissart (École Pratique des Hautes Étues - Paris)
Marianne Jakobi (Université Clermont Auvergne)
Christian Joschke (École nationale supérieure des Beaux-Arts de Paris)
Michela Landi (Università di Firenze)
Emanuele Lugli (Stanford University)
Alessandro Rossi (Università San Raffaele, Milano)
Angela Sanna (Accademia di Belle Arti di Brera, Milano)
La collana Sconfinamenti, fondata nel 2018, nasce dalla consapevolezza che il superamento dei confini disciplinari sia di essenziale importanza per una storia dell'arte modernamente intesa e che non abbia paura di mettere in discussione la propria identità: sconfinare, quindi, per raggiungere risultati nuovi, per indagare aspetti altrimenti destinati a rimanere nell'ombra, per arrivare a una conoscenza più vasta e approfondita senza rinunciare al rigore scientifico e alla specificità storico-artistica.
In questa prospettiva, la collana Sconfinamenti propone saggi critici di studiosi che si distinguano per un approccio metodologico originale e innovativo e/o per un taglio dichiaratamente interdisciplinare, senza limitazioni cronologiche o geografiche.
Il logo della collana Sconfinamenti è tratto da un'incisione di Jacopo de' Barbari raffigurante Pegaso: un cavallo alato che supera ostacoli e confini, un simbolo di irrequietezza e libertà.
Sconfinamenti interagisce con il laboratorio “Gradiva – Centro di studi e ricerche sul surrealismo e sul modernismo” del Dipartimento di eccellenza SAGAS (Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo) dell'Università di Firenze.
I saggi pubblicati nella collana sono sottoposti alla procedura di double blind peer review.
All’indomani della Prima Guerra Mondiale, molti artisti e intellettuali, mossi dalla volontà di creare un linguaggio internazionale e di contribuire alla riconfigurazione della quotidianità attraverso il concorso di tutte le arti, si dedicarono alla pubblicazione di riviste che veicolavano i principi di una nuova corrente progressista. Il presente volume intende approfondire la vicenda editoriale di alcuni di questi periodici, mettendo in luce significative e finora inesplorate connessioni all’interno della variegata realtà del Costruttivismo. L’analisi dei contributi e della veste grafica di «Vešč’/Objet/Gegenstand» e «7 Arts», supportata dal recupero di documenti d’archivio, lascia infatti emergere temi e motivi condivisi, seppur declinati in maniera originale dalle diverse compagini redazionali. Entrambe fondate nel 1922, le due riviste si contraddistinsero per la difesa della dimensione collettiva della creazione artistica, la fiducia nella moderna produzione seriale e la promozione del valore sociale dell’arte: principi estetici dalla profonda matrice ideologica, che inducono ad una rilettura dei complessi rapporti tra Est e Ovest nell’Europa degli anni Venti.
Spesso ricordata negli studi dedicati alle avanguardie sovietiche, «Vešč’/Objet/Gegenstand» fu pubblicata a Berlino da El Lisickij e Il’ija Ehrenburg per un totale di tre numeri, di cui il primo doppio, nella primavera del 1922. Più o meno in quegli stessi mesi, a Bruxelles, un gruppo di amici stava lavorando ad un’ipotesi di pubblicazione che avrebbe portato, di lì a poco, all’uscita del settimanale «7 Arts». Il collettivo redazionale era formato da artisti, musicisti, letterati e architetti, intenzionati a dare alle stampe un periodico che fosse in grado di inserirsi compiutamente nei ritmi frenetici della modernità. Analizzando la storia di questa rivista, fondata da Pierre e Victor Bourgeois, Karel Maes, Pierre-Louis Flouquet e Georges Monier e uscita fino al 1928 per un totale di sei annate, è possibile oggi ripercorrere le vicende del Costruttivismo in un contesto, quale quello belga, spesso trascurato nelle cronache e nelle ricostruzioni del movimento. La presente monografia, introdotta da un approfondimento sugli scambi tra Est e Ovest negli anni Venti, intende mettere in evidenza l’affermazione simultanea, in diversi centri europei, di una corrente costruttivista, internazionale e internazionalista, il cui spettro si è aggirato per l’Europa trovando nell’oggetto-rivista non solo un prezioso mezzo di comunicazione, ma anche uno dei suoi più interessanti prodotti artistici.
Eva Francioli ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia dell’arte nel 2013 presso l’Università degli Studi di Firenze. I suoi ambiti di ricerca spaziano dallo studio delle riviste d’arte nel periodo tra le due guerre alle vicende delle avanguardie e delle neoavanguardie a Firenze e in Toscana, oggetto di pubblicazioni dedicate, tra l’altro, ai collage del giovane Primo Conti (2007), all’attività dello Studio d’arte Il Moro (2016) e all’Astrattismo Classico fiorentino (2017). Ha partecipato in veste di relatrice a convegni nazionali e internazionali, tra cui il 33rd CIHA World Congress. The Challenge of the Object (Norimberga, 2012). Nel 2010 è stata borsista dell’I.N.H.A. (Institut National d’Histoire de l’Art). Dal 2014 fa parte della segreteria scientifica e organizzativa del Museo Novecento di Firenze, presso il quale coordina e co-cura mostre, eventi e progetti editoriali incentrati su protagonisti, temi e correnti dell’arte novecentesca e contemporanea.