Anno/Year 2012
70 pagine/pages
30 illustrazioni/illustrations.
14,8x21 cm.
ISBN 978-88-97080-34-3
€9.80
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Ottone Rosai
Firenze e Rosai
La città e il suo pittore
A cura di Carlo Cresti e Luigi Cavallo
Nel giugno-luglio 1954, alla Galleria La Strozzina di Firenze, la mostra Firenze di Rosai, 26 disegni e dipinti di quell’anno che raffiguravano il panorama fiorentino, i monumenti della città e due Fabbriche assunte quale moderna monumentalità. Nel quartino del catalogo, senza illustrazioni, stampato da Vallecchi, la nota di Carlo L. Ragghianti afferma che la Firenze di Rosai «Evocata, emerge autentica nel suo genio [...]. Con questa Firenze si illustra, e si comprende, Dante o la cronica dura di Dino Compagni ». Quella mostra, accresciuta con alcune opere del 1952, fu presentata alla Casa della Cultura di Livorno (Firenze di Rosai, dal 20 novembre al 5 dicembre 1954), tre dipinti riprodotti in catalogo, Panorama fiorentino, S. Maria Novella e Palazzo Vecchio. Così Raffaele Monti esordisce nella prefazione: «Rosai è il pittore di Firenze [...]; il suo linguaggio infatti, profondamente consapevole della lezione dei quattrocenteschi maestri fiorentini, fin dalle sue prime manifestazioni ci appare indissolubilmente legato ad un ambiente, ci appare una sorta di esatta ricreazione poetica di quel mondo del quale l’artista ha sentito l’esigenza di fare la propria unica realtà». Quadri e disegni con la sua Firenze Rosai presenta alla III Mostra nazionale Associazione Artisti d’Italia, nell’autunno-inverno 1955- 1956, a Palazzo Reale, Milano, e lo scritto che premette in quell’occasione è stato qui riportato all’inizio con titolo «Avvicinarsi a Firenze ». Rosai ha messo le sue pagine dedicate a Firenze, scritte, disegnate e dipinte, a disposizione di chi riesce in ogni tempo a reinterpretare valori e storia di una città costruita per restare viva e provocante nei secoli.
Ottone Rosai
Firenze 1895 – Ivrea 1957
Di famiglia artigiana, il padre è un reputato restauratore e falegname, con laboratorio in via Toscanella. Autodidatta, inizia la sua attività pittorica attorno al 1911; il simbolismo artistico e letterario europeo è fra i suoi primi interessi. Attirato dal movimento futurista (1913-1914) trova ben presto una via del tutto personale, tornando episodicamente a soluzioni cubofuturiste. Combattente valoroso nella guerra 1915-1918, al ritorno il suo stile appare ben raggiunto, un linguaggio che nella sostanza rimarrà unitario. Il lavoro nella bottega di famiglia non gli impedisce di ottenere risultati di prim’ordine in campo artistico: è disegnatore fra i maggiori. Ristrettezze economiche, difficoltà esistenziali, la decisione all’inizio degli anni trenta di abbandonare la moglie e il lavoro, lo portano per una breve stagione a dimorare in un casotto del dazio, all’Anconella, fuori città, nel pieno respiro dell’Arno e della campagna. Da qui si può dire inizia vita nuova, completata con la scelta, e sarà definitiva, di una casa-studio sul viale dei Colli, in via San Leonardo, strada acquattata fra il verde, cipressi, olivi e nobili case, una sorta di modello monumentale, mobile nella struttura, che ritrarrà in tante varianti, di ora, di clima, di stagioni e con la sua pittura farà diventare insigne.