Anno/Year 2008
82 pagine/pages
100 c. illustrazioni/illustrations.
20x20 cm.
ISBN 978 88 88461 68 7
€15.00
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Carlo Cresti
Architetture raccontate da Emilio Salgari e Sem Benelli
da Emilio Salgari e Sem Benelli
Emilio Salgari, in qualità di viaggiatore in veste da camera, ossia di esploratore in pantofole, seppe ambientare i suoi romanzi in località a lui sconosciute d'Asia, Africa, Oceania, America del Nord e del Sud, Artide e Antartide. Corredò le avventure di tanti eroi generosi ed esagitati, e di altrettanti perfidi personaggi, con dettagliate annotazioni dedicate alle particolarità geografiche di quei luoghi lontani, agli autoctoni esemplari della fauna e della flora, alle usanze, ai costumi, nonché alle tipologie (velatura e alberatura) delle specifiche imbarcazioni locali.
Sem Benelli aveva una particolare propensione e sensibilità ad intendere l'architettura, e aveva anche le idee chiare riguardo all'appropriato indirizzo culturale e operativo che avrebbero dovuto seguire i coevi architetti e artisti più aperti e aggiornati.
RAPPRESENTAZIONI DI ARCHITETTURE NEGLI SCRITTI DI EMILIO SALGARI
È ormai accertato che Emilio Salgari non si allontanò dai confini italiani e neanche si concesse troppi e lunghi viaggi in territorio nazionale. Dalla natia Verona si recò a Venezia (1878) per frequentare i corsi di Capitano di Gran Cabotaggio presso l'Istituto Nautico ”Paolo Sarpi”. Nel 1893 si trasferì a Torino per collaborare con la casa editrice Speirani, e nel 1898 a Sampierdarena per aver più immediati contatti con l'editore Donath. Fece ritorno, definitivamente, a Torino nel 1900. Per mare compì (1880) la traversata Venezia-Brindisi e ritorno, toccando anche la costa dalmata.
Eppure, nonostante i limitati ‘movimenti', lo scrittore veronese, in qualità di viaggiatore in veste da camera, ossia di esploratore in pantofole, seppe ambientare i suoi romanzi in località a lui sconosciute d'Asia, Africa, Oceania, America del Nord e del Sud, Artide e Antartide. Corredò le avventure di tanti eroi generosi ed esagitati, e di altrettanti perfidi personaggi, con dettagliate annotazioni dedicate alle particolarità geografiche di quei luoghi lontani, agli autoctoni esemplari della fauna e della flora, alle usanze, ai costumi, nonché alle tipologie (velatura e alberatura) delle specifiche imbarcazioni locali.
La spiegazione delle evocazioni di tali e tante, nonché varie ed esotiche realtà, personalmente non conosciute dal sedentario romanziere, va ricercata nelle documentarie ‘fonti', anche iconografiche, alle quali il ‘capitano' Salgari (navigatore e scorridore di sole biblioteche) attinse abbondantemente e sistematicamente per sopperire alla mancanza di esperienze dirette.
Mario Spagnol, scrupoloso commentatore di romanzi salgariani, scrive (1991): «Ogni animale, ogni pianta, ogni comparsa ed elemento scenico del grande presepio salgariano è garantito da una fonte; gratuito e assurdo qualche volta sarà magari il loro assemblage».
Carlo Cresti
SEM BENELLI: TRA IMMAGINAZIONI E REALTÀ ARCHITETTONICHE
Nella prefazione al fascicolo (di grande formato, edito nel 1910) illustrante progetti e schizzi architettonici di Giuseppe Mancini, l'allora trentatreenne Sem Benelli, commediografo di recente successo (quale autore de La cena delle beffe) scriveva: «Nella scala delle arti da quella più tangibile a quella meno tangibile che è la musica, l'Architettura è la prima: ma è musica materiata, cioè armonia, ritmo, colore, continuazione della natura»; e aggiungeva focalizzando l'attenzione sulle proposte progettuali del ventinovenne Mancini, nativo di Querceta, «si dirà di lui specialmente: È ciclopico. È, questo vorrà dire, eminentemente moderno».
Le due perentorie dichiarazioni potrebbero far pensare che Sem Benelli avesse una particolare propensione e sensibilità ad intendere l'architettura, e avesse anche le idee chiare riguardo all'appropriato indirizzo culturale e operativo che avrebbero dovuto seguire i coevi architetti e artisti più aperti e aggiornati. Se però si leggono alcune precedenti considerazioni critiche riguardanti l'allora panorama artistico, espresse dallo stesso Benelli, si riesce a capire quale fosse il significato di moderno che lo scrittore pratese, nella circostanza della suddetta prefazione, attribuiva alle ideazioni architettoniche del Mancini. Infatti, recensendo sulle pagine de “Il Marzocco” (in data 16 ottobre 1898) i prodotti, di aggettivazione liberty, della manifattura ‘L'Arte della Ceramica', fondata e diretta dal pittore e decoratore toscano Galileo Chini, il Benelli affermava: «Ora, all'esposizione di Torino, una fabbrica fiorentina: ‘L'Arte della Ceramica', ha presentato modelli originali e moderni di stile e di pensiero», cioè, «una decorazione nuova, di teste di profilo soave [...] di fiori animantisi in persone, di frutti, d'intrichi nuovi di fiori e di foglie». Benelli registrava giustamente la modernità di stile e di pensiero della decorazione nuova, ma non classificava con la spettante qualifica stilistica (Art Nouveau, Liberty, Floreale) tali modelli, annotando invece che «nelle figure è un ricordo dell'Angelico, del Botticelli e del Ghirlandaio».
Carlo Cresti - architetto, già professore ordinario di Storia dell’Architettura nell’Università di Firenze. È vice presidente della classe di Architettura dell’Accademia fiorentina delle Arti del Disegno. È stato direttore del ‘Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro delle strutture architettoniche’ dell’Università di Firenze, coordinatore del Dottorato di Ricerca in ‘Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica’, direttore della ‘Scuola di Specializzazione in Storia, Analisi e Valutazione dei Beni Architettonici e Ambientali’.
Ha tenuto lezioni nei corsi di specializzazione in Museografia e Museologia presso l’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e Venezia; ha insegnato Storia del Design nell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze.
Ha fatto parte di comitati scientifici ed organizzativi di mostre d’arte e di convegni di storia dell’architettura e della città.
È autore di numerosi saggi sull’architettura italiana dell’Ottocento, del Liberty, del Futurismo, sull’architettura fiorentina della Controriforma, del Seicento e del Settecento, nonché sull’architettura europea moderna e contemporanea, sull’archeologia industriale, sulla storia della città e del territorio, sull’architettura museografica.
Ha collaborato e collabora a quotidiani e alle più note riviste d’architettura italiane e internazionali. È stato direttore della rivista “La Nuova Città” fondata da Giovanni Michelucci e della rivista “I confini della città”; attualmente dirige “Architettura & Arte”.
Tra le sue pubblicazioni più importanti sono da ricordare: Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento (1978); Firenze 1896-1915. La stagione del Liberty (1978); Montecatini 1771-1940. Nascita e sviluppo di una città termale (1984); Architettura e fascismo (1986); La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura (1987); Architettura senza cantiere. Immagini architettoniche nella pittura e scultura del Rinascimento (1989); L’architettura del Seicento a Firenze (1990), finalista per la saggistica al Premio letterario Viareggio 1991; Civiltà delle ville toscane (1992); Firenze capitale mancata. Architettura e città dal piano Poggi a oggi (1995); Mostri e altri prodigi di fantasia nelle architetture del Manierismo e del Modernismo (1998); Orientalismi nelle architetture d’Occidente (1999); Storia della Scuola e Istituto Superiore di Architettura di Firenze. 1926-1936 (2001); Fascinose creature di pietra. Figurazioni antropomorfe e zoomorfe nei balconi settecenteschi della Sicilia sud-orientale (2003); Gabriele d’Annunzio ‘architetto imaginifico’ (2005); Museologia e museografia. Teoria e prassi (2006); Architetture e statue per gli eroi. L’Italia dei monumenti ai Caduti (2006); Architettura a Firenze tra miti e realtà (2007); Lorenzo Viani e l’architettura (2008); Architetture e città metafisiche (2009); Futurismo e architettura (2009).
Alcuni suoi libri e numerosi suoi saggi sono stati tradotti e pubblicati in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, olandese.