Il Nano Morgante  e il ritratto bifronte di Agnolo Bronzino

Anno/Year 2022
88 pagine/pages
15 illustrazioni/illustrations.
12x19 cm.
ISBN 9788833841496
€11.50





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Gian Luigi Corinto

Il Nano Morgante e il ritratto bifronte di Agnolo Bronzino

Ritrasse poi Bronzino al duca Cosimo Morgante nano ignudo tutto intero, et in due modi, cioè da un lato del quadro il dinanzi e dall’altro il di dietro, con quella stravaganza di membra mostruose che ha quel nano, la qual pittura in quel genere è bella e maravigliosa (Vasari, 1760).


Intorno alla metà del ’500 Agnolo di Cosimo Allori, detto il Bronzino (1503-1572), dipinse un ritratto bifronte del Nano Morgante, buffone alla corte di Cosimo I de’ Medici. L’opera completava la risposta, avviata per iscritto con una lettera, che Bronzino dava all’inchiesta che Benedetto Varchi aveva lanciato nel 1547 su quale arte fosse “maggiore” tra pittura e scultura. Risposero otto artisti e vinse facilmente la pittura, con conseguenze estetico-politiche che hanno influenzato la cultura fino ai giorni nostri, stabilendo il primato della vista sugli altri sensi, per esempio il tatto, come mezzo di conoscenza della realtà.
L’occhio vede un mondo che non esiste, lo percepisce secondo la prospettiva lineare e, siccome questa è solo negli occhi di chi guarda, produce un modello razionale ma irreale delle distanze, cioè dello spazio. Per trattare razionalmente l’irrealtà serve una buona dose di ironia, attitudine molto seria ma non distribuita equamente tra gli esseri umani. Il Bronzino oltre che pittore era un fecondo poeta burlesco e, certamente seguendo il suo istinto poetico, ha intriso il ritratto del Nano Morgante di una profonda e sottilissima ironia, alludendo a contenuti ulteriori rispetto a quello immediatamente ritrattistico. La prospettiva stessa, inventata un secolo prima da Filippo Brunelleschi, noto orchestratore di beffe anche molto feroci, è un’azione ironica giacché beffa il nostro senso del tatto a favore della vista. Un grande estimatore di buffonerie era anche il Duca Cosimo I de’ Medici che aveva dotato la propria corte, come tutte quelle europee, di buffoni nani come segno distintivo di classe e di potere politico-culturale. I nani confermavano coi loro motti arguti la notoria sagacia del Signore Mediceo.

 






Gian Luigi Corinto. Geografo, nato nel 1953 a Gambassi Terme, vive a Firenze e insegna Geografia del territorio e dell’ambiente nell’Università di Macerata. Attualmente si occupa di due temi di ricerca: la pratica artistica come metodo di educazione alla responsabilità ambientale e la narrazione mitologica del limite imposto dagli dei all’agire tracotante dell’umanità verso la natura e il mondo. È socio dell’AGeI, Associazione dei Geografi Italiani, all’interno della quale partecipa ai gruppi nazionali di ricerca su “Media e Geografia” e “Una rete ecomuseale per la valorizzazione delle identità locali” del quale è vice-coordinatore. È autore di oltre centocinquanta pubblicazioni scientifiche edite su riviste e libri nazionali ed esteri, tra le ultime: Opera lirica e spazio: aveva ragione John Cage? in Configurazionie e Trasfigurazioni, Discorsi sul Paesaggio Mediato, a cura di G. Messina, L. D’Agostino, Nuova Trauben edizioni, 2021; Nessun dorma! Lo spazio sonoro del Festival Pucciniano di Torre del Lago, in Turismo musicale: storia, geografia, didattica, a cura di R. Cafiero, G. Lucarno. R.G. Rizzo, G. Onorato, Pàtron editore, 2020; La Belle Époque di Montecatini Terme e la sua eredità artistico-architettonica, in Geotema, 60, 2019; (in collaborazione) Viticulture and Landscape in the Italian Northwestern Alpine Region, in Geography Notebooks, 2, 2019. È editor della rivista International Journal of Anthropology, Angelo Pontecorboli Editore, con il quale ha pubblicato nel 2020 i libri Pinocchio Fiorentino, L’Etna di Pier Paolo Pasolini, Le Jardin, c’est moi! Luigi XIV, Apollo e il giardino di Versailles e, nel 2019, Dioniso il dio straniero. È stato direttore responsabile di Rivista d’Arte e di Over (oltre/verso), Atena edizioni, Pietrasanta.