Anno/Year 2015
218 pagine/pages
10 illustrazioni/illustrations.
14,8x21 cm.
ISBN 978-88-97080-79-4
€18.50
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“Si tratta di un vecchio che vendeva libri usati sull’angolo di Via Madonna della Tosse con piazza Cavour”? “Si, proprio lui...”. “E’ al piano superiore, corsia di sinistra, al n. 27: l’hanno ammazzato di botte”!
Salimmo rapidi e imboccammo la corsia di sinistra, come ci aveva suggerito il portiere. Al n. 27 un vecchio con la barba incolta e gli occhi chiusi. Mi avvicinai. Dormiva e non volevo essere proprio io a svegliarlo.
Il giovane che occupava il letto al n. 26 mi avvertì: “Dorme ancora di un sonno profondo”. Si avvicinò l’infermiere: “E’ già passata l’ora del pranzo, bisogna svegliarlo”. Nessuno ci riuscì. Purtroppo il vecchio e buon “sor Giuseppe” aveva imboccato la strada del non risveglio. Le botte avevano preso il sopravvento sulla sua fibra vecchia e malridotta, non solo per l’età. Se n’era andato discretamente, così come discretamente era vissuto, e come lo avevo conosciuto quando conduceva la sua bancarella di libri usati all’angolo di via Madonna della Tosse con piazza Cavour. Quell’angolo su quella piazza che, per lui, conservava ancora il vecchio nome dell’antica porta detta di San Gallo. Nome che amava, forse perché gli ricordava momenti in cui si poteva ancora considerare un uomo libero.
Cademmo in un pianto che ci scosse tutti. Ci trascinarono via. “Chi sono questi due ragazzi che piangono come viti tagliate”? domandò qualcuno, “Sono suoi nipoti, gli unici parenti che sono venuti a visitarlo...”, si udì la voce della infermiera. “Almeno qualcuno c’è stato: è orribile morire nella solitudine e nella indifferenza”.
Lo guardai e con serietà e questa volta risposi prontamente. «Mi sono piaciuti Jean Valjan, il vescovo di Digne, e Cosetta, mentre ho provato grande antipatia per Javert!, nonostante facesse il proprio dovere di poliziotto. Jean Valjan, il galeotto divenuto tale per aver rubato un pezzo di pane, mi è piaciuto soprattutto per aver mutato i suoi comportamenti dopo il perdono che il Vescovo gli aveva concesso, sottraendolo all’arresto della polizia che non vedeva l’ora di ricondurlo in prigione».
Il sor Giuseppe si mostrò soddisfatto della mia risposta e volle commentarla: «Tutto ciò dimostra che si può ottenere molto più col perdono di quanto non ottenga col castigo. Il perdono può dar luogo a veri e propri miracoli. E’ questo il succo della lezione del Vescovo, disposto a sacrificare un altro candelabro d’argento pur di redimere un galeotto. Egli era dello stesso mio avviso: non c’è prezzo che non valga la pena di essere pagato per restituire un uomo ai propri buoni sentimenti. Ricordatelo bene, ragazzino: la grandezza dei sentimenti, misura la grandezza dell’uomo che li manifesta. Tutto il resto è solo apparenza …
Delfo Del Bino, architetto fiorentino nato nel 1923. Dal 1989 ha lasciato la facoltà di architettura ove reggeva la cattedra di Igiene Ambientale. Da allora si è dedicato principalmente alla libera professione, senza abbandonare del tutto gli studi ambientali e interessandosi assiduamente ai problemi dell’urbanistica e dell’architettura. Si è prevalentemente dedicato alla progettazione e alla realizzazione di edifici per la residenza e per le attività produttive, questi ultimi legati al commercio e alle funzioni direzionali. Si è anche impegnato nella realizzazione di due ospedali e, con alterne vicende, in alcune progettazioni e realizzazioni urbanistiche. Durante la sua lunga attività ha avuto occasione di partecipare a commissioni locali nelle vesti di tecnico dell’edilizia e dell’urbanistica, e a commissioni nazionali nell’ambito del sistema sanitario e di quello internazionale del trasporto su gomma. In quest’ultimo dando il proprio contributo ad alcune iniziative quali il “Quadrante intermodale” veronese e il centro stradale fiorentino dell’Osmannoro, sulla cui realizzazione è intervenuto direttamente. Ha pubblicato con LEF e con Alinea Editrice, alcuni testi sul riuso edilizio con particolare attenzione agli aspetti igienici e al benessere ambientale. Recentemente ha pubblicato con l’Editore Pontecorboli un racconto intitolato Virgilio, un omaggio postumo a una vita vissuta in un continuo susseguirsi di sofferenze, timori e speranze. Sempre con l’editore Pontecorboli, ha pubblicato: Tempo, città, architettura, Le rivoluzioni in architettura, Urbanistica che passione e Città o aree metropolitane - Il caso Firenze, che descrivono il faticoso intrecciarsi nel tempo dei problemi dell’architettura e dell’urbanistica.